Scrivere per far leggere e… viceversa.
Avete mai provato a leggere la Divina Proportione di Luca Pacioli sui rapporti armonici delle forme in natura riproducibili nelle arti umane? Forse no e la difficoltà attuale più grande non è la lingua antica utilizzata ma il numero di pagine t.r.e.c.e.n.t.o.o.t.t.a.n.t.o.t.t.o. (388) di cui è composto questo libro che ci fa riflettere su come gli antichi fossero così ben disposti verso la scrittura – e conseguentemente verso la lettura – anche in termini di interesse e pazienza nel compiere queste attività.
Una lettura ben più agile come Bassa Risoluzione di Mantellini ci ha invitato invece questa estate a riflettere su quali siano le scorciatoie che i giovanissimi cercano e trovano per le loro esperienze informative privilegiando il poco rispetto all’assai per un”immediata fruizione e godimento di un prodotto informativo che, conseguentemente, deve essere semplice e sintetico e, quindi, decisamente usabile.
Nessuna fatica e poco tempo viene messo a disposizione per informarsi ed elaborare la conoscenza da parte dei nativi digitali e questo deve portare a riflettere chiunque progetti interfacce digitali oppure realizzi contenuti per i medesimi.
Un taglio netto con il passato? Non direi anche perché proprio dal passato possiamo ispirarci per dei modelli informativi ispirati alla sintesi pur mantenendo dei profili alti qualitativi: che dire delle filastrocche di Gianni Rodari? Da brividi, leggere di questi tempi il ladro di “erre”…