E’ molto interessante seguire l’evoluzione dei loghi relativamente al periodo storico ed anche ai costumi sociali e tendenze di design che si affermano… ad esempio il Material Design di Google ha avuto il compito di convincere gli utenti ad interagire tramite ombre, rilievi eccetera con i touchscreen poi, una volta consolidata questa abitudine, ha risposato la linea del flat design con la nuova dottrina del Material You.
Il cambio dell’icona di Chrome, che non cambiava dal 2014, ci rivela poi un’altra tendenza che si sta imponendo in maniera impressionante anche nello scenario della grafica che è quella dell’inclusive design grazie anche all’imminente entrata in vigore della direttiva europea sull’accessibilità che si applicherà dal 2025 anche agli audio-video ed ai siti web.
La svolta in senso accessibile dell’icona di Google Chrome con gradienti di colore meno accentuati evitando così il fastidioso effetto ottico cromostereopsi annunciato su twitter con dovizia di particolari, dovrebbe far riflettere tutti dello tsunami inerente l’argomento rispetto dell’inclusività che sta per investire ogni aspetto del design e sempre più preso in seria considerazione dalle major dell’industria e del digitale.
Dalle icone ai loghi ecco che le evoluzioni si susseguono: Dacia, Renault, Pegeout, Bmv e tante altre case automobilistiche, ad esempio, stanno cambiando il proprio logo… perché e in quale direzione?
La Volvo è l’ultima importante casa automobilistica a cambiare logo ma di recente quasi tutte le più importanti case automobilistiche si sono affrettate a far evolvere il proprio logo abbandonando in molti casi una prospettiva 3D, in ogni caso all’insegna della semplificazione.
Tutte le scelte sembrano convergere su linee guida di design essenziale, quanto più impattanti e memorizzabili possibile, quanto più riconducibili al rapporto dimensionale 1:1 possibile, con un evidente occhio di riguardo rispetto alla comunicazione digitale mobile.
Il fondato sospetto è che questi cambi ‘estetici’ derivino dal fatto che le le automobili si integrano sempre più con servizi di comunicazione digitale e la BMW che cambia colore della carrozzeria con un click e l’automobile elettrica cinese che può utilizzare i fari per effettuare vere e proprie videoproiezioni in questo senso ci fanno intravedere uno scenario in cui la rappresentazione di sé ‘digitale’ diventa sempre più importante per le case automobilistiche.
Per chi, ingenuamente, pensa che il design del logo, branding e naming siano sfumature poco rilevanti economicamente, invito a rileggere la vicenda del logo di Alitalia comprato per 90 milioni di euro da ITA Airways praticamente non per utilizzarlo ma per non farlo utilizzare dalla concorrenza!?!

Non solo auutomotive ma sono in tanti ad aver realizzato in tempi recenti un restyling del logo: tutto direi all’insegna del less-is-more e miglioramento della leggibilità del logo che influenza direttamente su comprensibilità, mnemonicità, identità e comunicabilità del brand…