Pochi secondi per abbandonare una pagina web, un minuto di tech-break per salvarsi dalla demenza precoce, un’altra manciata di secondi per perdere l’attenzione: siete confusi? Non vi preoccupate, rientrate nella normalità.
Un problema mi ha assillato quest’estate ed è stato il seguente: come conquistare l’attenzione dei miei studenti dopo aver verificato che la maggior parte di loro non ha fatto attenzione alla totalità degli argomenti che gli ho proposto a lezione? Io da diversi anni svolgo corsi di quattro ore suddivisi fra due ore consecutive di teoria e due di pratica laboratoriale. I risultati in termini di acquisizione di saperi e know-how li vedo emergere in maniera eccellente solo in una minor parte degli studenti mentre la maggior parte sembrano vagare con lo sguardo e il pensiero e riprova ne ho, spesso, con il livello modesto delle esercitazioni consegnate da quest’ultimi.
Sapevo già che un ipotetico utente finale decide se proseguire o meno la sua esperienza su una pagina web o su un’app nei primi secondi di visita, quello che ho recentemente appreso è che esiste una tesi (controversa) per cui l’abuso del digitale ci ha portato ad avere una soglia di attenzione inferiore al pesce rosso (dopo 8 secondi già tendiamo a distrarci da qualsiasi cosa…) mentre studi più recenti azzardano che addirittura stiamo assistendo a modifiche fisiche del nostro apparato neurologico che potrebbero portarci a forme di demenza precoce.
Tesi e teorie… ma poi esiste anche il proprio vissuto ed il mio è fatto di studenti sempre più distratti ma anche interazioni con le nuove generazioni che sono sempre meno capaci, ad esempio, a far di conto (per renderti un resto o pagare un conto…).
In tutto ciò ci sta anche l’annuncio della sfera magica di Facebook che promette mirabilie a livello di Natural Language Processing e che sarà un ulteriore strumento di induzione di apprendimento occasionale e frammentato dove il sapere è visto come soddisfazione di un prurito informativo legato a singole questioni specifiche perdendo però il fil-rouge di una capacità analitica a tutto tondo di quel che è stata la nostra storia, come affrontare il presente e migliorarci per il futuro.
Dunque ho deciso per l’imminente anno accademico di sperimentare la successione di un’ora teoria-un’ora pratica-un’ora teoria-un’ora pratica per vedere se riesco a catturare meglio l’interesse e l’attenzione dei miei studenti ma pongo la questione a tutti i diretti interessati che siano studenti, colleghi docenti, tecnici di laboratorio, familiari e tutor: come dare il meglio a livello di docenza per provare a crescere nuove generazioni di senzienti?
