Incombe già da ora la normativa AGID sull’accessibilità per il settore pubblico e per i grandi privati nonché per tutti entro il 2025: quali i margini e le opportunità sostenibili di adeguamento?
Normative e standard
Già da ora tutto il settore pubblico da considerare in maniera estesa ovvero “pubbliche amministrazioni (…) enti pubblici economici (…) aziende private concessionarie di servizi pubblici (…) aziende municipalizzate regionali (…) enti di assistenza e di riabilitazione pubblici (…) aziende di trasporto e di telecomunicazione a prevalente partecipazione di capitale pubblico (…) aziende appaltatrici di servizi informatici (…) organismi di diritto pubblico (…) nonché a tutti i soggetti che usufruiscono di contributi pubblici o agevolazioni per l’erogazione dei propri servizi tramite sistemi informativi o internet” condivide con i Grandi Privati (coloro che fatturano oltre i 500 milioni di euro / anno) una normativa di riferimento decisamente rigida che da un punto di vista tecnico si può ricondurre allo !standard UNI CEI EN 301549 a sua volta, attualmente, fa riferimento al livello AA 2.1 Wcag (Web Content Accessibility Guidelines) del W3Consortium.
Deroghe
Enti pubblici e società private possono usufruire però di una sorta di scappatoia legale che ammette deroghe in caso di:
- onere organizzativo eccessivo;
- onere finanziario eccessivo;
- rischio di pregiudicare la capacità dei soggetti erogatori di adempiere allo scopo prefissato;
- rischio di pregiudicare la capacità dei soggetti erogatori di pubblicare le informazioni necessarie o pertinenti per i propri compiti e servizi.
Obbligo di dichiarazione
Rimane però l’obbligo di dichiarazione di accessibilità da pubblicare:
- nel footer, per quanto riguarda i siti web;
- nella sezione dedicata alle informazioni generali riportate nello store, per quanto riguarda l’applicazione mobile (ebbene sì riguarda anche le app!).
Obbligo di fornire una versione accessibile
Inoltre permane anche l’obbligo di soluzioni di accessibilità alternative per le parti che non si riesce a rendere accessibili.
Viste le sanzioni decisamente rigide – per il settore privato 5% del fatturato – si apre uno scenario di una platea sempre più ampia di soggetti che si dovranno rendere accessibili ma che più probabilmente si impegneranno in dichiarazioni di soluzioni alternative accessibili decisamente più economiche e sostenibili che comunque dovranno prevedere:
- alternative accessibili equivalenti per tutta la grafica e multimedia con funzione comunicativa significativa (pensiamo ad esempio ad un’immagine che rappresenta un importante numero verde da chiamare così come un tutorial video o un racconto audio);
- organizzazione gerarchica e strutturale corretta dei contenuti;
- garanzia di fruizione corretta per navigazioni da tastiera compresi meccanismi di focus e salta menù;
- identificazione linguistica corretta di pagine e paragrafi per corrette pronunce vocali da parte degli scren-reader;
- corretta interazione anche tramite ausili dei meccanismi interattivi come moduli e moduli di ricerca;
- corretta titolazione delle pagine;
- ancore ipertestuali (link) dal contenuto significativo;
- informazioni corrette in caso di errori di funzionamento (non solo la pagina 404 beninteso);
- nonché quant’altro sia opportuno per accontentare la significativa porzione di popolazione – we are the 15 (%) – che necessita di svariate tipologie di supporto e facilitazioni nella fruizione del digitale.
Se leggete i report dell’Agenzia per l’Italia Digitale (AGID) su come sono stati svolti i controlli nel 2021 vi renderete facilmente conto che non ve la potete cavare facilmente con le immancabili soluzioni algoritmiche-automatizzate (che non a caso hanno sollevato tanti dubbi e rimostranze dalle stesse associazioni dei disabili negli States).
Dunque?
Bisogna cominciare a ad essere disponibili ad essere attraversati da quel meraviglioso flusso di conoscenze e saperi che rappresenta la poliedrica tematica dell’Inclusive Design, a cominciare dalle esigenze delle persone disabili per poi cominciare ad approcciare tecniche e strumenti per la realizzazione di un Web accessibile.
Peraltro non parliamo solo di Web, perché la normativa prevede di prendere in considerazione qualsiasi tipologia di strumento informatico app mobili comprese: qui la questione si fa più complessa perché a differenza del Web per il quale, più o meno, esistono da anni standard, linguaggi, validatori, eccetera da decenni sviluppati anche con grande attenzione sul fronte dell’accessibilità lo scenario delle soluzioni per app accessibili è più limitato a linee guida e strumenti di validazione – ovviamente distinti fra i due ambienti Android ed iOS – che difficilmente possono essere ricondotti con certezza al rispetto di normative e standard tecnici di riferimento.
La questione poi si complica ulteriormente per i videogiochi e metaversi anche se esistono, fortunatamente, case histories di successo, sperimentazioni e linee guida anche in questi ambiti, decisamente preziose ed utili.
Perché in termini di accessibilità, prima ancora di ragionamenti accademici e proclami politici, c’è soprattutto bisogno e voglia di leggerezza, empatia, arti e mestiere, sperimentazione e di tanta buona volontà: l’interpretazione nella lingua dei segni di alcune canzoni di successo sono qui a ricordarcelo.
Enrico Bisenzi in vista dell’evento INCLUSIVE DESIGN E COMUNITÀ ACCESSIBILI del 10 ottobre 2022 presso Alma Artis Pisa