Proposta per distinguere il Sapere umano da quello artificiale

Tutta la nostra società è investita dal ‘ciclone’ delle cosiddette ‘Intelligenze Artificiali’ con notevoli ripercussioni su diversi piani: economici e sociali in primis.

Sempre più spesso assistiamo a produzioni, pubblicazioni e condivisioni di manipolazioni, plagi, fake news realizzate volutamente da sistemi di AI (Artificial Intelligence) o dalle medesime realizzate involontariamente sulla base del noto fenomeno delle ‘allucinazioni’.

Le allucinazioni corrispondono a quelle generazioni di testi-immagini-audio-video che, attingendo da fonti di vario tipo, contribuiscono a produrre caratteri informativi ex-novo e, molte volte, formalmente ‘falsi’ (fake) contribuendo a diffondere disinformazioni di vario genere.

Tutto ciò provoca enormi danni sociali e culturali minando le fondamenta più importanti della nostra società ovvero il sapere comune, la cultura, la storia e quindi i valori stessi di un umanesimo (ma riguarda anche la scienza) che per la prima volta viene messo in seria discussione e rischia di non sopravvivere a questo mutamento così radicale.

La risposta non può avere un approccio luddista, non possiamo investire noi stesse/i in battaglie resistenziali destinate ad essere inevitabilmente perse: le intelligenze artificiali generative sono uno strumento in più a nostra disposizione e facciamo bene ad investigare e sfruttare tutte le loro molteplici articolazioni sia nel campo delle arti che in quelle più propriamente ingegneristiche.

Per comodità, curiosità, o convenienza economica rischiamo, però, di veder manipolati quei saperi che hanno formato l’umanità fino adesso: bisogna perciò tutelare l’accesso al sapere umano, separandolo, ovvero distinguendolo da quello prodotto dalle generazioni artificiali.

Come?

Esiste in Europa europeana ovvero una raccolta, ad oggi, di oltre 50 milioni di prodotti artistici, libri, film e musica digitalizzati grazie all’impegno di tante istituzioni culturali europee ma riguardanti il risultato della creatività umana di tutto il mondo.

Questa proposta auspica che repository di conoscenze ‘umane’ come europeana (ma non solo) vengano maggiormente conosciute e valorizzate continuando ad accogliere opere culturali digitalizzate ma solo se generate da creatività umana.

Repository come europeana dovrebbero implementare nel loro prezioso metodo di acquisizione e condivisione di dati digitali, caratterizzato attualmente dall’assegnazione di meta-dati e copyright, una sezione specifica di verifica dell’informazione per attestare che le collezioni proposte per essere integrate nei repository di chiara origine ‘umana’ provengano appunto da autori-esseri-artisti umani e non da intelligenze artificiali generative.

Questo è possibile grazie a procedure che fanno riferimento a indagini condotte da specialisti in carne e ossa e al contempo con l’ausilio di analisi algoritmiche che permettano di verificare origine e natura artificiale di prodotti digitali: procedure di reverse search applicabili a testo, immagini e prodotti audio-video, analisi di metadata, fact checking, bot e deepake checking, analisi di tipo forense alla ricerca di insoliti gradienti di livelli e di luminosità, rumori, consistenze e inconsistenze di segnali insoliti, ghost individuabili solo tramite appositi strumenti di analisi, effetti finali umanamente incomprensibili dovuti ad elaborazioni esagerate della fotografia computazionale e/o manipolazioni varie in fase di post-produzione, tool di AI validator applicabili a testi così come a immagini e audio-video.

Tutto ciò, con l’intento non di realizzare l’ennesimo giardino recintato, non di rifugiarsi in maniera snob nel salottino per soli umani, bensì di continuare a far correre liberamente l’ingegno, la creatività, il design di artisti, scrittori e progettisti vari nella maniera più libera possibile, anche con l’ausilio delle AI, ma senza pericolose conseguenze nella tenuta sociale nonché senza compromettere la visione umanistica.

Promuovere e salvaguardare punti di vista umani per continuare a giocare, lavorare e produrre anche con le AI ma senza dimenticare chi siamo e da dove veniamo.

Preservare a lungo termine informazioni e beni culturali in formato digitale è peraltro un’esigenza degli uomini e non delle macchine! Pensate a Internet Archive, fantastica piattaforma di auto-pubblicazione che ha come scopo primario quello di preservare la cultura umana secondo una prospettiva di lungo periodo e con particolare attenzione alle memorie digitali.

Il resoconto della visita alla sede fisica con guida niente di meno che il fondatore di Internet Archive è esemplificativo. Brewster Kahle continua con passione a portare avanti questa filantropica missione di conservazione delle nostre umanissime memorie fin dal 1996: l’aspetto e la passione di Brewster Kahle sono il fattore umano che ci fa capire come tanto sta cambiando, tutto passando sopra le nostre teste e attraversando i nostri cuori, e che di fronte a questo solo la memoria di quello che “è stato” può dare un senso al “futuro” delle prossime generazioni. La visita comincia dai container che conservano libri ed altro materiale analogico per poi passare alle macchine che possano digitalizzare i medesimi (come i fantastici book-scanner). Se dunque Internet Archive è famosa soprattutto per la sua Wayback Machine capace di far resuscitare trilioni (ovvero migliaia di miliardi) di pagine web scomparse nell’oblio, sono i libri, cataloghi, vecchi hard disk, filmati, registrazioni e audiocassette a rappresentare il cuore pulsante di questa iniziativa che dal 2000 è impegnata a digitalizzare supporti analogici di vario tipo e meritevoli di conservazione (digitale). Solo per i libri e per far capire quanto sia monster quest’iniziativa vengono digitalizzati circa 1 (un) milione di libri ogni anno. Abbastanza impressionanti le relative, modeste dimensioni dei server che consentono un così massiccio numero di interrogazioni da Internet (solo la wayback machine viene interrogata almeno seimila volte al secondo da tutto il mondo).

Continuamente sotto attacco dalle case editrici e musicali questa iniziativa letteralmente sopravvive grazie alle donazioni le quali, se aumenteranno prossimamente, consentirà ad Internet Archive di comprare sistemi di raffreddamento per i server. Attualmente i server si raffreddano aprendo le finestre dove sono ospitati (!?!) ed anche questo mi sembra una romantica e fantastica dimostrazione di come può essere apparentemente debole il fattore umano ma al tempo stesso incredibilmente resiliente.

il fondatore di Internet Archive illustra ai visitatori della struttura supporti e procedure di memorizzazione digitale.
All photos by Richard MacManu. Fonte https://thenewstack.io/a-visit-to-the-physical-internet-archive/

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ebisenzi

Approdato all’Accademia di Belle Arti di Roma dopo aver insegnato in accademie pubbliche e private (Carrara, Bologna, Pisa, Firenze), come libera professione ha supportato numerose agenzie digitali in ambito SEO (Search Engine Optimization) e usabilità del digitale. Fra i primi in Italia ad occuparsi di inclusive design teorizzando l’esigenza di uno strumento di helpdesk per l’accessibilità per conto di INDIRE (Istituto Nazionale Documentazione Ricerca Innovativa), ancor prima che diventasse obbligo della normativa AGID (Agenzia per l’Italia Digitale). Ha contribuito dal 1999 ad oggi al restyling di decine di progetti di comunicazione digitale di rilievo fra i quali il primo portale online di libri Zivago per Giangiacomo Feltrinelli Editore, l'Ospedale Fondazione Istituto San Raffaele di Cefalù, un sito Web di Olimpiadi Internazionali, il portale del turismo del Comune di Milano, il sito Web del Comune di Firenze (e di altri comuni del circondario fiorentino), il sito Web personale del musicista Stefano Bollani, nonché di numerose agenzie assicurative di rilievo nazionale e di recente dei Teatri della Toscana. Sempre in tema Inclusive Design ha partecipato a progetti di ricerca quali ad esempio il manuale di sviluppo per produzioni di animazione, video e live digitali XS2Animation. Innamorato della Natura in tutte le sue forme cerca di coinvolgere le giovani generazioni nel riconoscere la biodiversità in ambito urbano attraverso gli Urban Nature Tours anche attraverso gli strumenti della comunicazione digitale che cerca di interpretare in maniera 'inclusiva'. Tutto i post realizzati sono rilasciati sotto licenza Creative Commons CC BY-NC-SA Attribuzione – Non Commerciale – Condividi allo Stesso Modo.

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