Occorre studiare l’interfaccia di Bing se si vuole capire come sarà Google post-AI.
Google pospone l’implementazione della sua intelligenza artificiale Bard nella sua UI (User Interface) in Europa per motivi legali ma possiamo già curiosare sulla sua anteprima attraverso l’area sperimentale di Google in diversi paesi nel mondo (no Europa).
Se però vogliamo avere un’idea su come sarà l’impatto dell’AI (Artiicial Intelligence) sui motori di ricerca sia a livello di SERP (Search Engine Results Page) che a livello di ranking possiamo andare a studiare ‘dal vivo’ cosa sta già presentando Bing di Microsoft grazie alla partnership con Open AI e quindi all’integrazione nella sua interfaccia di Chat-GPT (Generative Pretrained Transformer).
A livello di (top) ranking non credo che il fattore X della SEO (Search Engine Optimization) ovvero la link popularity sarà messa in discussione (qualche idea di ottimizzazione post intelligenza generativa la propongo più avanti), mentre è a livello di pagina dei risultati di ricerca che, davvero, tutto, sta per cambiare drammaticamente.
L’introduzione della ‘chat intelligente’ a livello di UI (User Interface) sottrae spazio, letteralmente alle opportunità SEO: provando una query molto ‘commerciale’ la prima schermata della serp di bing è occupata da annunci commerciali (ads) e risposte di copilot (la chat intelligente a disposizione), quest’ultime poi vengono messe in maggiore evidenza tramite un refresh automatico della pagina dei risultati di ricerca (SERP). Interessante notare come i risultati di copilot sembrano, per ora, non infarciti da annunci pubblicitari ma immagino che sia Bing che Google troveranno presto una soluzione a livello di interfaccia per evidenziare ads anche in quest’occasione di esperienza utente (ovvero UX – User eXperience) . L’utente che vuole incaponirsi a cercare risultati naturali derivanti dalla SEO deve impegnarsi per uscire dall’esperienza utente di copilot e tornare a scorrere la serp.
Se utilizziamo una query equivalente a un nome di brand o più di carattere culturale la prima schermata è più probabilmente presidiata da risultati provenienti da attività seo: knowledge graph, schematizzazioni ed accorgimenti seo-onsite si confermano indispensabili per presidiare la propria brand awareness. Comunque, la chat intelligente si propone subito per rispondere, a tono, sulla query sottoposta.
Un altro aspetto importante è che i risultati di ricerca cominciano ad essere condizionati dall’intelligenza generativa e presentati tramite didascalie generative prodotte dall’AI manipolando a proprio piacimento l’offerta informativa della pagina web indicizzata.
Sfruttare e non subire la manipolazione intelligente dell’informazione online
Che fare, dunque?
- Continuare a credere nel lato buono della forza ovvero nella link popularity.
- Sfruttare meta tag noarchive e nocache per evitare che i motori di ricerca applichino le didascalie generative nella serp e quindi presentare la pagina web con i consueti accorgimenti seo-onsite.
- Sottoporre testi e indirizzi delle pagine web da indicizzare per capire se a livello di comprensione semantica le risposte di Bard e Copilot (aggiungendo al consueto monitoraggio di Google Search Console anche quello di Bing Webmaster Tools) soddisfano gli obiettivi seo che ci siamo posti rispetto a questa nuova forma di crawling e, in caso contrario, rimediare con appositi aggiustamenti seo-onsite attraverso AI based SEO tools.