Come uscire dal tunnel (del business-model digitale)

Come scimmie ammaestrate ci balocchiamo con smartphone, piattaforme digitali e social fin dalla tenerissima età pensando di essere in un luna-park o dentro una pasticceria dove tutto è gratuito: in realtà ci stiamo scavando la fossa con le nostre stesse mani.
Fin dalla tenera età di due-tre anni irrequieti genitori offrono ad ingenui pargoli lo smartphone in mano trovandosi, quest’ultimi, ad annaspare innanzi tempo nell’infosfera digitale, dentro un mare-magnum di fake-news e dis-illusioni varie.
Genitori e figli si convincano così che internet è la società in cui viviamo senza capire che le relazioni umane e sociali sono ben altro e che, soprattutto, i meccanismi della comunicazione digitale non sono solo formidabili armi di distrazione di massa, ma anche potenti meccanismi di piramidizzazione sociale che ci stanno riportando al medio-evo come modello di ridistribuzione delle ricchezze.
Prima i motori di ricerca, poi i social e adesso le intelligenze artificiali generative approfittano di una gigantesca sommatoria di azioni individuali apparentemente ininfluenti (cessioni di dati personali, click su annunci pubblicitari, eccetera) che arricchiscono pochi noti e depauperano coscienze e tasche di un ‘popolino’ sempre più inconsapevole e ignorante.
Più si licenza e più si guadagna se nel frattempo si investe nelle AI in una maniera così violenta che cominciano a diffondersi dubbi all’interno dello stesso ambiente che ha generato questo, apparentemente virtuoso ma in realtà tossico, meccanismo di arricchimento: tutto a favore dei piani altissimi o alti della società, diffondendo allo stesso tempo, ignoranza e miseria nei piani medi-bassi-bassissimi della medesima società (sto parlando di quella reale, ahimè, e non di quella virtuale).
Leggendo un interessante articolo su a chi appartengono i diritti delle immagini create da Copilot di Microsoft si evince che…

“Le immagini generate dall’IA non sono protette dalle leggi sul diritto d’autore vigenti, in quanto non sono il prodotto di un autore umano. Le immagini generate con Designer hanno una filigrana invisibile che indica che si tratta di contenuti generati dall’intelligenza artificiale. La filigrana include le informazioni di Microsoft e la data e l’ora in cui l’immagine è stata generata. Le condizioni d’uso di Microsoft prevedono che l’azienda detenga i diritti per commercializzare e sfruttare a scopo di lucro le immagini generate tramite i servizi Designer e Image Creator. Gli utenti mantengono la proprietà intellettuale del prompt testuale fornito per la generazione dell’immagine, ma concedono a Microsoft una licenza gratuita, globale e trasferibile per utilizzare, modificare e sfruttare le immagini risultanti. Di fatto, Microsoft può utilizzare liberamente per qualsiasi scopo commerciale le immagini create dagli utenti tramite Designer e Image Creator. Gli utenti dovrebbero tenerne conto, soprattutto se prevedono un utilizzo commerciale delle proprie immagini generate con IA.”

In pratica, durante la nostra quotidianità digitale offriamo, più o meno spontaneamente, dati personali e contenuti che poi sono elaborati da motori di ricerca, social e intelligenze artificiali generative al fine di produrre contenuti monetizzati tramite abbonamenti o procedure di marketing dagli stessi motori-social-ai senza che a noi rimanga in mano nessun tipo di guadagno o diritto.
Dove ci può portare tutto questo? Come uscire da questo tunnel di speculazione economica tutto a nostro svantaggio? Come innescare dei meccanismi di redistribuzione delle ricchezze anche a chi, di fatto, produce in partenza idee, contenuti e azioni sfruttabili economicamente?
Ci può essere una risposta vetero-ideologica di sapore e valore resistenziale, come quella attuata, perlopiù inutilmente, dalla mia generazione, ovvero cercare di trasmettere consapevolezza in merito ma il risultato rischia davvero quello di trovarsi tra ‘quattro amici al bar’ per piangersi l’uno sulla spalla dell’altro.
Ci può essere una risposta individualista, anche questa attuata da alcuni di noi, più ‘illuminati’ e competenti, che diventano quadri di questo assetto produttivo pagati più o meno bene-benino.
Ma se si ragiona in termini collettivi o sociali tutto ciò non può bastare! Movimenti, istituzioni, partiti politici, società civile ed altre forme di attori politici devono porsi il problema di come questa affascinante e innovativa, rivoluzione tecnologica costituita dall’avvento dell’intelligenza artificiale generativa nella nostro quotidianità digitale diventi davvero una ‘festa’ per tutte e tutti – con conseguenti alleggerimenti di carichi di lavoro a parità di retribuzioni ad esempio… e non un party esclusivo in cui ci troviamo relegati al ruolo di camerieri o, nella migliore delle ipotesi, di stilosi ‘pr‘.

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ebisenzi

Approdato all’Accademia di Belle Arti di Roma dopo aver insegnato in accademie pubbliche e private (Carrara, Bologna, Pisa, Firenze), come libera professione ha supportato numerose agenzie digitali in ambito SEO (Search Engine Optimization) e usabilità del digitale. Fra i primi in Italia ad occuparsi di inclusive design teorizzando l’esigenza di uno strumento di helpdesk per l’accessibilità per conto di INDIRE (Istituto Nazionale Documentazione Ricerca Innovativa), ancor prima che diventasse obbligo della normativa AGID (Agenzia per l’Italia Digitale). Ha contribuito dal 1999 ad oggi al restyling di decine di progetti di comunicazione digitale di rilievo fra i quali il primo portale online di libri Zivago per Giangiacomo Feltrinelli Editore, l'Ospedale Fondazione Istituto San Raffaele di Cefalù, un sito Web di Olimpiadi Internazionali, il portale del turismo del Comune di Milano, il sito Web del Comune di Firenze (e di altri comuni del circondario fiorentino), il sito Web personale del musicista Stefano Bollani, nonché di numerose agenzie assicurative di rilievo nazionale e di recente dei Teatri della Toscana. Sempre in tema Inclusive Design ha partecipato a progetti di ricerca quali ad esempio il manuale di sviluppo per produzioni di animazione, video e live digitali XS2Animation. Innamorato della Natura in tutte le sue forme cerca di coinvolgere le giovani generazioni nel riconoscere la biodiversità in ambito urbano attraverso gli Urban Nature Tours anche attraverso gli strumenti della comunicazione digitale che cerca di interpretare in maniera 'inclusiva'. Tutto i post realizzati sono rilasciati sotto licenza Creative Commons CC BY-NC-SA Attribuzione – Non Commerciale – Condividi allo Stesso Modo.

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